La Cassazione rinvia alla Corte Costituzionale: un passo cruciale per il riconoscimento dei caregiver conviventi di fatto ante 2022

La Cassazione rinvia alla Corte Costituzionale: un passo cruciale per il riconoscimento dei caregiver conviventi di fatto ante 2022

La recente decisione della Corte di Cassazione di rinviare alla Corte Costituzionale il caso riguardante il riconoscimento dei conviventi di fatto come caregiver familiari, prima della riforma normativa del 2022, rappresenta un momento fondamentale per il diritto alla tutela delle persone fragili. La questione solleva temi delicati legati alla discriminazionetra conviventi e coniugi e all’importanza di garantire tutela e assistenza adeguata alle persone fragili, bambini e disabili gravi.

La questione: il ruolo del convivente di fatto prima del 2022

Fino all’entrata in vigore del Dlgs 105/2022, la normativa italiana escludeva i conviventi di fatto dai benefici riservati ai caregiver familiari. Nello specifico, l’articolo 42, comma 5, del Dlgs 151/2001 prevedeva che il diritto ai permessi retribuiti per l’assistenza ai disabili gravi fosse riconosciuto solo a:

  • coniugi,
  • parenti o affini entro un determinato grado,
  • membri di unioni civili.

Questa impostazione lasciava fuori i conviventi di fatto, nonostante la loro partecipazione attiva all’assistenza quotidiana dei disabili, spesso in condizioni paragonabili o persino superiori a quelle di un familiare formalmente riconosciuto.

Il rinvio alla Corte Costituzionale: perché è importante?

La Cassazione, con la sentenza n. 30785/2024, ha evidenziato una potenziale incostituzionalità della norma pre-2022, sollevando il tema della discriminazione ai danni dei conviventi di fatto. La questione ruota attorno a due principi chiave:

  1. Diritto alla vita familiare: la relazione di convivenza, basata su una “comunità degli affetti”, è una forma di famiglia riconosciuta dalla giurisprudenza europea e nazionale. Escludere i conviventi significa non tutelare adeguatamente i disabili gravi e negare una realtà sociale ormai consolidata.
  2. Diritto alla non discriminazione: l’equiparazione tra conviventi e coniugi è già avvenuta in altri ambiti (come l’unione civile con la legge Cirinnà del 2016), ma non era stata applicata nella tutela dei caregiver ante 2022.

Le implicazioni per i disabili gravi

La decisione della Cassazione ha una portata fondamentale per i soggetti più fragili, ossia le persone con disabilità grave. L’esclusione dei conviventi di fatto, infatti:

  • limita il diritto allassistenza, impedendo a chi vive accanto al disabile di beneficiare dei permessi previsti per i caregiver;
  • compromette il principio di uguaglianza, creando una disparità tra forme familiari riconosciute e altre che, di fatto, svolgono lo stesso ruolo;
  • impone un onere aggiuntivo sui disabili e le loro famiglie, che si trovano spesso senza sostegno adeguato da parte delle istituzioni.

Verso un nuovo concetto di famiglia e di tutela

La riforma del 2022 ha finalmente riconosciuto il convivente more uxorio come caregiver familiare, ponendo fine a questa disparità. Tuttavia, la questione aperta riguarda il periodo ante 2022: può una norma entrata in vigore solo di recente lasciare senza tutela le situazioni precedenti?

La Corte Costituzionale è ora chiamata a stabilire se il principio di uguaglianza e il diritto alla vita familiare possano giustificare una tutela retroattiva per i conviventi di fatto. Questa decisione potrebbe aprire la strada a un’applicazione più ampia e inclusiva delle norme sui caregiver, ponendo la famiglia reale – quella costruita sulla cura e sullaffetto – al centro della legislazione italiana.

Un caso di giustizia sociale

Il rinvio alla Corte Costituzionale rappresenta un passo significativo verso il riconoscimento dei diritti dei conviventi di fatto e, soprattutto, verso una tutela più equa per le persone con disabilità gravi. La decisione finale potrebbe non solo sanare una disparità normativa, ma anche riaffermare il valore della solidarietà familiare in tutte le sue forme, superando una visione formale e restrittiva della famiglia.

Questo caso offre un’opportunità cruciale per il nostro sistema giuridico di adeguarsi alla realtà sociale contemporanea, garantendo dignità, assistenza e protezione alle persone più vulnerabili.